Economia in calo dopo il crollo del Morandi, ma Genova resiste

di Paolo Lingua

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Il Punto di Paolo Lingua

Economia in calo dopo il crollo del Morandi, ma Genova resiste

A modo suo Genova si difende, anche dopo il tragico crollo del Ponte Morandi. L’economia del territorio in generale è in calo nel secondo semestre del 2018  e anche secondo le previsioni del primo semestre del 2019, ma non quanto si temeva. I cali sono contenuti sia nell’industria, sia nel settore dello shipping, sia nel turismo, ma c’è una certa reazione positiva che si consolida nel livello occupazionale che è addirittura in lieve ripresa.

Siamo di fronte, sulla base delle notizie ufficiali fornite questa mattina dalla Confindustria, a una situazione generale che non entusiasma, come del resto era prevedibile. Al tempo stesso ci sono molti elementi che fanno pensare e riflettere “in positivo”.

Infatti, fanno notare gli esperti confindustriali, che una parte del calo è anche frutto d’una crisi di carattere generale che ha le medesime influenze in altre regioni e, in media,  su tutto il territorio nazionale. Lo ha fatto notare il presidente della Confindustria Giovanni Mondini che ha alluso a una “minore propensione al consumo”, perché la tragedia del ponte ha anche influenzato, sul piano emotivo e psicologico, la “propensione  al consumo” provocando un’azione frenante nei confronti degli acquisti anche di natura strettamente familiare.

Tutto il settore industriale  - servizi, ordini ed esportazione – oscilla su un calo inferiore all’1%, mentre l’occupazione segna un lieve incremento dello 0,6%. Al di là delle crisi economica mondiale e della particolare situazione italiana, ancora in questi giorni oggetto dei controlli e delle pesanti critiche europee, non si può che constatare, con un pizzico di moderato ottimismo, la capacità di reazione di Genova.

I cali verificati – che vanno dal -2,2% dell’industria, del 5,4% del traffico contenitori, dell’ 1,4% della logistica – per il momento non sono dati allarmanti. Il crollo del ponte ha avuti i suoi effetti negativi su alcuni aspetti della movimentazione delle merci e degli spostamenti del turismo, tanto è vero che una perdita complessiva di quasi 180 milioni di fatturato si è ridotta a gennaio a meno della metà nel settore marittimo e di oltre il 20% in meno in quello industriale.

Non c’è da essere allegri, ma occorre valutare e ponderare la crisi generale dell’economia italiana, sulla quale insiste anche l’Europa, com’è avvenuto nei giorni scorsi. Il fatturato in Italia, alla luce delle polemiche e dei contrasti tra Roma e Bruxelles, è in crisi, con collegamenti internazionali.

Tirando le somme vale la pena di riflettere sul fatto che, al di là d’ogni retorica, Genova resiste. Restano altre considerazioni  di fondo. Occorre che la ricostruzione del ponte proceda nella maniera più rapida possibile. E i ricorsi, le ricerche di inserimento di professionisti alla ricerca di incarichi, gli “stop and go”, i dubbi, gli ecologismi più o meno presunti sono tutti elementi negativi e dannosi che si librano su una vicenda che invece avrebbe bisogno di cieli limpidi e di velocità di recupero, intanto – ed è inutile farsi delle illusioni – anche la vicenda giudiziaria è destinata a seguire un suo binario che durerà  in tutti i gradi di giudizio non meno di dieci anni, considerato che è complessa la ricostruzione dei diversi gradi di responsabilità dirette e indirette, di azioni e di omissioni, con decine per no n dire centinaia di perizie, di prove e controprove e documentazioni di centinaia e forse di migliaia di pagine.

Ci sono dei percorsi che proseguiranno autonomamente e che si ricongiungeranno al tema principale dopo un periodo di tempo incredibile. Così, piaccia o non piaccia, vanno le cose in Italia. E’ importane concludere, visto che i danni reali all’economia ci sono ma sono contenuti. Ma non devono crescere.