Carige, Fitd respinge il progetto Apollo e valuta l'intervento

di Pietro Roth

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"Pronti a decidere proposte di intervento che prevedano la partecipazione degli attuali azionisti e di partner pubblici o privati"

Carige, Fitd respinge il progetto Apollo e valuta l'intervento
Lo schema volontario del Fondo interbancario di tutela depositi respinge il progetto del fondo di private equity (Apollo) su Carige e annuncia "il fermo intendimento di intervenire in tempi stretti nella soluzione della crisi della banca" con la disponibilità di "valutare proposte di intervento che prevedano la partecipazione degli attuali azionisti e di partner pubblici o privati". Lo si legge in una nota secondo cui lo schema avvierà "già a partire da domani un'analisi approfondita" per definire il fabbisogno di capitale della banca. Il consiglio di gestione dello schema, riunitosi oggi nella sede di Roma, "dopo un attento esame della situazione e delle prospettive di Banca Carige ha ritenuto di non poter accogliere l'ipotesi di intervento prospettata da un fondo di Private Equity" spiega la nota. "Lo schema volontario (che verso Carige ha sottoscritto un bond convertibile da 312 milioni di euro ndr) ha manifestato al tempo stesso il fermo intendimento di intervenire, anche in tempi ristretti, nella soluzione della crisi della banca, con la disponibilità a valutare, nell'ambito dei propri organi e in coerenza con le disposizioni statutarie, proposte di intervento che prevedano la partecipazione degli attuali azionisti e di partners pubblici o privati". A tal fine, conclude la nota, lo schema avvierà già a partire da domani un'analisi approfondita degli assetti tecnici e organizzativi della banca, per definire il fabbisogno di capitale e le connesse proiezioni economico- finanziarie pluriennali, idonee a sostenere un piano industriale efficace e credibile. IL COMMENTO di Paolo Lingua

Il breve comunicato del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi è eloquente e conferma le voci già emerse nei giorni scorsi sulla vicenda della banca Carige, superando le non poche confusioni mediatiche emerse. E’ il no, come si prevedeva, alla “avances” del Fondo Apollo, ritenute inadeguate, con un ritorno all’analisi delle possibilità del mercato, in collaborazione con l’assetto degli azionisti della banca. In qualche misura, a voler un po’ semplificare la vicenda (che comunque è assai complessa e talvolta sfuggente), il FITD ha ridimensionato l’azione dei commissari dell’istituto e , in qualche modo, fatto rimbalzare la palla nel grembo degli azionisti. Ma in particolare del gruppo Malacalza che controlla il 27% del pacchetto. Ora occorre lavorare senza perdere tempo a possibili alleanze e aggregazioni, forse a livello nazionale, sul piano della robustezza e della concretezza delle possibili offerte. E’ chiaro – e questo va oltre la nota odierna – che una banca che ha attraversato una grave crisi come la Carige può far gola a chiunque vorrebbe tentare di acquisirla a un prezzo ribassato. Fare un affare, in parole povere. Ma sarebbe un affare che danneggerebbe ulteriormente la banca. Da qualche anno non sono mancati giochi del genere e non sempre ci sono state risposte adeguate da parte di consigli d’amministrazione che hanno dimostrato non poche fragilità. Ora, volendo evitare una statalizzazione che sarebbe un provvedimento estremo poco gradito allo stesso Governo e di nessuna utilità per i destrino dell’istituto di credito ligure, occorre mettere in campo forze economiche in gradi di collaborare con gli azionisti e in particolare con il Gruppo Malacalza, che resta un po’ chiuso in se stesso, salvo qualche rara sortita estemporanea. I tempi non saranno forse brevissimi, ma non possono essere neppure eterni. La crisi della Carige è durata fin troppo.