Caos politico a livello locale e nazionale

di Paolo Lingua

3 min, 23 sec
Caos politico a livello locale e nazionale

Ripeteremo anche adesso quello che da giorni, come un coro, leaders politici e fondi mediatiche rimuginano come un rosario ripetitivo: aspettiamo tra la notte del 26 gennaio e la mattina seguente l’esito delle elezioni regionali e poi si vedrà.

Ma si vedrà cosa? C’è chi afferma che si andrà rapidamente alla cadute del governo e a possibili elezioni. Ma c’è anche chi sostiene che i partiti che sostengono l’esecutivo non hanno alcun interesse al voto e che potrebbero rinchiudersi a riccio nella maggioranza parlamentare. Entrambe le tesi hanno un fondamento, salvo rivolte interne.  Forse minori rischi all’interno del Pd che è un po’ più strutturato in maniera tradizionale ed è più scafato in termini organizzativi. Ma è difficile valutare i movimenti, da tempo a zig zag, del M5s, proprio adesso che siamo all’indomani del ritiro (provvisorio) dal ruolo di leadership di Luigi Di Maio.

Quando scatteranno gli annunciati “stati generali” dei grillini, saranno intervenuti cambiamenti? Ci saranno rivolte o secessioni? Di Maio potrebbe raccogliere forze sufficienti a far scattare una rivincita? Ma all’interno del M5s potrebbe nascere una spaccatura tra “filogovernativi” disposti a un’alleanza organica con il Pd e invece “duri della prima ora” più inclini a una opposizione (a tutti) a 360 gradi? 

Ancora una volta, sino alla noia, occorre ripetere che tra il Pd e anche i renziani e l’area di Emma Bonino e i grillini continuano a sussistere per il momento senza soluzioni mediate forti contrasti sull’azione di governo (revoca concessioni autostradali, prescrizione, grandi opere, ecc.) . Cosa si dovrà fare visto che non si può rinviare tutto in eterno? Dipenderà dal voto in Emilia e in Calabria, soprattutto se il Pd, non importa se vincitore o meno, avrà un buon esito e il M5s crollerà?

Ogni riflessione diventa un punto interrogativo sempre più incalzante, anche perchè, da questo primo esito del voto, potrebbero appunto decollare due diverse strategie: o un incontro nazionale Pd-M5s per candidature unitarie in tutte le regioni (primo passo per dar vita a una strategia organica) oppure la divisione delle candidature ovunque, vale a dire però una premessa per rapporti sempre più traballanti.

E in Liguria cosa avverrà? In attesa dell’esito del ballottaggio sulla piattaforma Rousseau per la candidatura grillina, restano gli stessi dubbi. Divisi o uniti? Alice Salvatore che, per molti pronostici, potrebbe essere la favorita (salvo sorprese), ancora oggi ha ribadito che è sua convinzione andare alle elezioni regionali divisi. Naturalmente tutto dipenderà dalle linee strategiche nazionali, anche se in casa Pd non sono assolutamente chiare le strategie per la scelta del candidato  presidente. Non è facile pescare a caso dalla cosiddetta “società civile”. Ma all’interno del partito non ci sono personalità forti ed emergenti capaci di calamitare l’opinione pubblica. E anche in Liguria, inutile ripeterlo per la millesima volta, molte scelte amministrative e operative vedono storicamente il Pd e il M5s su due barricate opposte.

Ma che potrebbe, cambiando completamente campo, accadere in casa del centrodestra? In linea di massima resta quasi definitiva la candidatura di Giovanni Toti, anche se, proprio in questi giorni, con la vicenda di “Change” (ancora tutta da chiarire, naturalmente) il monumento di Toti ha traballato. Le ultime vicende, private e politiche, hanno incrinato il suo monumento: il suo movimento “Cambiamo!” è stato a livello nazionale un flop, anche se Forza Italia ha dovunque il fiato grosso.

Ma anche in Liguria non mancano i dissensi e i dubbi, sia da parte di chi è rimasto con Berlusconi, sia nei gruppi legati a Caldio Scajola e tra i fedelissimi dell’ex Cavaliere, forti nel Levante genovese. Toti ha dalla sua Salvini e Fratelli d’Italia e, salvo terremoti, la spunterà. Ma è un cielo dove qualche stella si sta spegnendo.